L’attacco condotto contro Israele
Cominciato all’alba del 7 ottobre u.s, dai terroristi di Hamas (si contano fino ad ora 700 morti tra i civili, di cui 200 giovani partecipanti ad un rave party nel deserto; un numero imprecisato di prigionieri tra militari e civili presi nelle loro case) ci sveglia da un lungo sonno durante il quale abbiamo sognato che la pace era ormai assicurata, che prima o poi la democrazia avrebbe contagiato tutto il mondo sul quale prima, o poi, il diritto avrebbe issato la sua bandiera.
Brusco e popolato di incubi il nostro risveglio alla realtà: stiamo rapidamente precipitando verso un ignoto luogo in cui il mondo come lo conosciamo è in via di dissoluzione. La guerra in Ucraina è stato l’acceleratore di questo processo. Un contagio quello della guerra, dell’orrore e delle stragi ad essa collegate, del sopruso, della hybris (che induce al calcolo che la forza può sostituire il diritto) che insieme all’inezia delle stanche democrazie e all’orrore rende tutto possibile, ci ha fatto abbassare la guardia. Oggi siamo tutti con e per Israele, domani chissà. Ricominceremo con i nostri “sì” accompagnati e seguiti dal “ma anche”. La nostra ignavia e accondiscendenza con la forza sono la coperta corta e logora della nostra miopia.